1) De Benedetti non è mai stato un politico. E Prodi, negli anni ’80, neppure. Per la verità, neanche Berlusconi, anche se finanziava il “cinghialone”.
2) Non sono genericamente “nuove costruzioni”, ma alloggi popolari, di cui c’è gran penuria, anche nel confronto con gli altri Paesi (non comunisti).
3) Né i giovani (come è confermato nel 'post' di Rosaria Amato, ma il preconcetto evidentemente impedisce di leggerlo), né i pensionati possono comprarsi la casa.
4) Prescindendo dal peso dei costruttori sulle scelte urbanistiche, devastanti per il territorio ed il paesaggio già qui ed ora, anche in PDnetwork, durante l’esame del documento, c’è stato un altro toscano, ambientalista, contrario alla mia proposta del piano di edilizia residenziale pubblica, perché distruttore di prezioso suolo agricolo. Proprio per questo, condividendo la preoccupazione (avevo apposta già allegato il testo del convegno dei Radicali sulla rottamazione degli immobili, che avevo ascoltato su "Radio Radicale"), il testo finale recita, tra l’altro:
<i><b>Principi ispiratori raccomandati: noi non crediamo al contributo determinante o prevalente dei privati alla soluzione del problema casa; occorre un piano pubblico, basato sia su nuove costruzioni, sia sulla rottamazione di quelle vecchie, per salvaguardare il più possibile prezioso suolo agricolo, ma secondo un criterio di qualità, affidandone la progettazione – di complessi-tipo replicabili, con caratteristiche di risparmio energetico ed eventualmente l’utilizzo di pannelli solari e fotovoltaici - a un architetto del livello di Renzo Piano o un altro grande architetto specialista del ramo.</b></i>
5) A parte ogni considerazione su egoismo e legittimi interessi in conflitto, io non credo che 250.000 alloggi popolari pubblici in 10 anni possano ridurre il valore degli altri 32 milioni. In ogni caso, me lo auguro, poiché, come è scritto nel mio documento:
<i>”se ne costruiscono pochissimi: in media 2.000 all'anno, contro 10 o 15 o 20 volte tanto in altri Paesi europei, come la Francia, la Germania o i Paesi scandinavi.
Negli altri Paesi europei, infatti, vengono costruiti molti più alloggi popolari, <b>per calmierare i prezzi degli affitti e tutelare i ceti più poveri</b>”.</i>
6) In Germania, a Berlino, si compra un appartamento di 3 stanze con 100 mila €; in Italia, a causa della bolla immobiliare alimentata dalla pessima politica sulla casa, incluso il carente regime dei suoli e lo scarsissimo numero di nuove case popolari, ce ne vogliono in media 3 volte tanto. Analogamente succede per gli affitti.
7) Concludo, allora, con un altro passo del documento: <i><b>“La proprietà della casa, a ben vedere, o un affitto agevolato (affitto sociale) sono spesso per milioni di persone percettrici di redditi bassi (salari o pensioni) ciò che fa o potrebbe fare la differenza tra un'esistenza difficile ma economicamente sostenibile e la povertà”. </i></b>
↧